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martedì 30 novembre 2010

No, Presidente: non sono complotti, e non sono fatti “privati”

E’ un “complotto”, dunque. Non si capisce bene ordito da chi, ma è un “complotto”. Contro l’Italia. Lo dice Silvio Berlusconi, lo dice Franco Frattini, lo dicono in tanti… Chi si schiera contro Berlusconi è un “traditore”, un “nemico dell’Italia”, votato alla rovina del paese. C’è chi parla di “ossessione” del presidente del Consiglio; altri liquidano la cosa con una scrollata di spalle, come se si trattasse di una barzelletta raccontata male, una “mattana”. Sbagliano. Si tratta piuttosto di una “cultura” politica. Berlusconi quello che dice, fa (o almeno ci prova). Ritiene davvero di essere sopra tutti e tutto, che il suo potere non debba essere bilanciato da altri poteri, che il suo sia il bene di tutti. Quando ha detto di essere “l’unto del Signore”, molti hanno sorriso con sufficienza. Lui parlava e parla seriamente, ne è realmente convinto.

Wikileaks: è vero che i file rilasciati domenica scorsa sembrano non contenere particolari rivelazioni (ma la vicenda delle navi italiane all’Iran nonostante le pressioni degli Stati Uniti per non consegnarle meriterebbe qualche approfondimento); il quadro che emerge dalle relazioni diplomatiche, anche se non “rivela”, è comunque avvilente; ed è prova di arrogante delirio di onnipotenza, liquidare la cosa nel modo in cui l’ha fatto Berlusconi a Tripoli. Si tratti di report di funzionari non di quarto, ma di quarantesimo, o di quattrocentesimo grado, il fatto è che quei report sono finiti sul tavolo dell’amministrazione statunitense; raccontano degli ambigui e discutibilissimi rapporti con Vladimir Putin e con Muhammar Gheddafi; ed è in quel modo che l’amministrazione americana vede e giudica chi (s)governa il nostro paese.

Allora, per l’ennesima volta per quel che ci riguarda, è opportuno cercare di mettere dei doverosi puntini sulle “i”.

Il primo “puntino” è questo: “Un uomo politico risponde in pubblico dei suoi comportamenti, anche di quelli “privati”. Lo ha detto, pensate, una delle figlie di Berlusconi, Barbara. Meglio non si sarebbe potuto dire; solo una postilla: a maggior ragione bisogna risponderne, se l’uomo politico in questione ricopre un incarico istituzionale, e se i suoi comportamenti “privati” imbarazzano l’istituzione e il paese: che diventa un paese ridicolo proprio a causa dei comportamenti “privati” imbarazzanti dell’uomo politico. Non è “moralismo”; è semplicemente che anche noi, cittadini italiani, abbiamo il diritto di essere rappresentati da governanti che sanno il significato della parola decoro; abbiamo il dovere di non essere identificati con chi ha fatto della sguaiataggine il suo programma e il suo stile di vita.

Il secondo “puntino” è che non sono, come spesso si dice, comportamenti “privati” le storie di Noemi Letizia, di Ruby la finta nipotina di Mubarak, le feste in Sardegna e nelle altre tenute, la lettera di Veronica Berlusconi che racconta di come il marito sia un uomo malato che perde la testa per le minorenni, e raccomanda gli amici che possono, di curarlo. Non è un comportamento “privato” la letterale scomparsa del presidente del Consiglio in una dacia russa, per due, tre, quattro giorni, non si sa a che fare, con chi, e perché.

Porta lontano, Wikileaks… Ripropone la necessità di sapere, di conoscere e far conoscere e sapere la vera natura dei rapporti con il “caro amico Vladimir”; e arriviamo qui al terzo “puntino”. Quei documenti non possono essere liquidati, come cerca di fare Berlusconi, come i cattivi rapporti di un pigro funzionario di quart’ordine, scopiazzato dalle cronache dei “giornali di sinistra”. Dobbiamo finalmente sapere, conoscere e far conoscere che tipo di rapporti ci legano, e legano Berlusconi, con Putin; che tipo di rapporti ci legano, e legano Berlusconi, con Gheddafi.

Il quarto “puntino” riguarda il Partito Democratico. Fino a quando? Fino a quando questa quantomeno colposa inerzia, questa stupefacente incapacità di comprendere i fenomeni, di coglierne l’essenza, e di assumere conseguenti comportamenti? Da mesi, da anni, inascoltati, i radicali forniscono analisi puntuali, raccontano fatti precisi, denunciano situazioni, comportamenti, nomi e cognomi... Perché non si presta mai – mai! – attenzione a quello che dicono? Comincia a pesare questa “condanna” a essere Cassandre inascoltate.

FONTE: NOTIZIE RADICALI

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